Intervista dedicata alla Giornata Internazionale per i Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza

Oggi si celebra la Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, una ricorrenza che invita a riflettere sulle sfide che bambini e ragazzi affrontano oggi, tra tutela, inclusione e futuro.

In occasione di questa giornata, abbiamo deciso di intervistare Daniele Biella, giornalista e formatore da anni impegnato sui temi della migrazione, dell’accoglienza, dei diritti umani e collaboratore di Save The Children. Il suo è un contributo prezioso, maturato attraverso un’esperienza lunga e concreta sul campo, capace di offrire uno sguardo autentico e competente sul mondo dei più giovani.

I bambini non possono difendere da soli i propri diritti. Secondo lei, noi adulti (genitori, insegnanti e istituzioni) siamo davvero pronti ad assumerci questa responsabilità? O spesso ci limitiamo a “proteggerli” senza davvero ascoltarli? Cosa possiamo fare, concretamente, per cambiare questo approccio?

Daniele Biella: Ogni genitore, e in generale chi ha a che fare direttamente con i bambini, svolge un lavoro di cura, con un proprio approccio e una propria mentalità. Quando si ragiona sul loro futuro, è inevitabile mettersi in gioco in prima persona. Questo perché il futuro è già un po’ presente, ogni scelta che facciamo noi adulti ha una ricaduta sul loro mondo.

Qui potete trovare un articolo su come aiutare gli adolescenti: il ruolo di genitori e insegnanti.

Parlo sia dalla mia esperienza professionale sia da quella genitoriale: serve una capacità di mettersi totalmente in ascolto. Significa quasi, per un momento, annullare il proprio punto di vista. Quando ascoltiamo qualcuno, spesso abbiamo già un’idea di quella persona, su ciò che dirà, su come andrà il rapporto con lei. Questo accade anche con i bambini. Spesso, da adulti, pensiamo che educare significhi trasmettere un messaggio unidirezionale: “io educo te”. In realtà si scopre che educare è un processo bivalente.

Educare significa “tirare fuori” dalla persona qualcosa che è già dentro di lei. Ma spesso ce ne dimentichiamo e finiamo per avere già in mente le risposte, non ascoltando davvero quanto ci viene detto.

La differenza tra sentire e ascoltare

Ho intervistato tanti ragazzi negli ultimi anni, e loro chiedono sempre di essere ascoltati davvero, e non semplicemente di sentire quello che hanno da dire. Sin da piccolissimi percepiscono questa distinzione, e se sei davvero pronto a comprenderli.

Un’altra cosa che dovremmo evitare è il confronto. Capita spesso di dire: “Quando noi avevamo la vostra età…” e questo pesa molto su di loro. Ma fare confronti non serve, l’età è diversa, il mondo è diverso, e siamo diversi noi.

Protezione vs. controllo

I bambini non hanno voce fino a una certa età, è dunque nostra responsabilità dargliene una in un’ottica il più possibile paritaria. Questo non significa togliere il nostro ruolo di adulti che “guidano”. Significa riconoscere che, per esempio, la protezione che noi cerchiamo di dare, non deve diventare sinonimo di controllo. Devono sbagliare, correggersi e capire il valore dell’errore.

Inclusione e spazi per i giovani

Serve fare un passaggio in più: prima di giudicare, conoscere. È un po’ il mantra che mi ripeto ogni mattina quando mi sveglio. Il mio invito è di lasciare da parte i pregiudizi.

Una cosa fondamentale è non chiudersi in casa, non chiudersi a guardare solo la televisione. Perché la televisione e i telegiornali ci danno per il 90% notizie negative. Ma appena esci in strada, questo rapporto, non dico che si ribalti, però si equilibra.

Il passaggio fondamentale, allora, è essere più presenti nella vita collettiva, nella vita dei nostri figli, dei bambini, dei ragazzi che seguiamo. Far partecipare le persone, la comunità, per riprendersi un po’ quegli spazi che oggi sono sempre meno, soprattutto dal Covid in poi. Gli stessi ragazzi dicono che non hanno più spazi dove giocare.

È un processo culturalmente difficile, ma forse è la strada giusta per stare bene.

Un ringraziamento speciale a Save the Children per averci inseriti nel XVI Atlante dell’Infanzia (a rischio) –Senza Filtri. Scrivono “l’adolescenza è un tempo fragile e potente… È anche il tempo in cui troppi ragazzi e ragazze vengono lasciati soli, ignorati, marginalizzati. Troppi di loro non trovano luoghi dove esprimersi, dove essere ascoltati, dove sentirsi parte. Troppi si sentono invisibili. Eppure, sono loro che ci stanno dicendo — con le parole, con i gesti, con i silenzi — che qualcosa deve cambiare”.

Siamo orgogliosi di essere presenti, alle pagine 63 e 64, con il nostro contributo come Recovery For Life e continuiamo a lavorare perché nessun ragazzo o ragazza si senta mai solo, inascoltato o invisibile: https://s3-www.savethechildren.it/public/allegati/xvi-atlante-dellinfanzia-rischio-senza-filtri.pdf

Gli estratti:

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