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Born to be… Academy! – Ottobre 2023

Efficacia clinica degli oggetti d’affezione e/o magico-religiosi: il metodo antropologico nella riabilitazione psichiatrica

Nella residenza terapeutica per adolescenti di Limbiate è stata avviata, a maggio, l’applicazione di un protocollo sperimentale di antropologia applicata alla cura, dal nome “Efficacia clinica degli oggetti d’affezione e/o magico-religiosi: il metodo antropologico nella riabilitazione psichiatrica”.

L’intervento dell’antropologo, in integrazione del modello riabilitativo, è stato sperimentato nel 2022 presso il Centro diurno riabilitativo di via Benevento a Milano, dando risultati di partecipazione e di efficacia che hanno portato alla programmazione dell’inserimento stabile della figura dell’antropologo nei percorsi clinici.

Il protocollo si sviluppa in un laboratorio clinico di stampo narrativo in cui i ragazzi costruiscono un dialogo con l’antropologo.

Gli stessi vengono spronati ad esprimersi liberamente a partire dai cosiddetti ’’oggetti d’affezione’’. Questa formula si riferisce, in campo antropologico, a tutta quella materialità significativa per la persona a livello biografico, identitario e famigliare o all’interno di specifiche sfere di valore. Gli oggetti d’affezione suscitano il ricordo di esperienze e relazioni, vengono conservati e protetti perché ritenuti preziosi. In loro è possibile scorgere quasi un senso del sacro.

A partire da questo tipo di materialità è stato possibile incoraggiare la narrazione autobiografica del paziente, accedere ad ambiti percettivi significanti, a visioni del mondo, ad aree di senso e ad aspetti dell’esperienza di vita, di disagio e all’esperienza stessa del percorso in residenza. Le narrazioni della materialità sono state integrate con attività artistiche, letterarie o espressive – se scaturite dal dialogo e se in linea con gli interessi dei partecipanti -, esplorando le possibilità comunicativi di registri aggiuntivi rispetto alla parola.

Alla base del laboratorio vi sono:
gli studi antropologici sulla cultura materiale ed in particolare il presupposto per cui la materialità – lungi dall’essere inerte, muta e separata dalle persone – sia da considerarsi indivisibile dal significato che le viene attribuito e dalle relazioni che si costruiscono intorno ad essa;
l’idea di protocollo, che nasce dalla consapevolezza del carattere potenzialmente terapeutico dell’auto-narrazione in termini di significazione del sé e delle proprie esperienze.

Il presupposto teorico, infatti, muove dalla riflessione sulla peculiarità dell’esperienza adolescenziale che non viene, in RFL, vissuta solo come portatrice di disagio ma come testimonianza di una fase evolutiva preziosa, unica. La necessità di comprendere l’esperienza umana dei ragazzi, all’interno di una lettura non patologica, è la leva riabilitativa e terapeutica sottesa all’impostazione cinico-riabilitativa di RFL.

Essere prima e durante un percorso residenziale, sperimentare continuità di identità e di biografia attraverso la significazione degli oggetti, è servito ad integrare il percorso multidisciplinare di riabilitazione.
Il materiale emerso dai dialoghi è stato elaborato attraverso una interpretazione antropologica e condiviso con l’equipe clinica con l’obiettivo di ampliare lo spazio di comprensione della persona.

Nello spazio di innovazione di RFL, l’approccio antropologico ricava una parte importante, portando non solo un’aggiunta ma un’amplificazione delle risorse e delle potenzialità delle biografie dei pazienti.

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