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Le dipendenze tecnologiche: cosa sono? quali rimedi?

NUOVE DIPENDENZE E UTILIZZO DEI SOCIAL

Intervista al Dott. Manuel Dario Blanco

1) Di cosa si occupa il suo servizio?

Sono uno Psichiatra che ha sempre lavorato nell’ambito degli adulti. Dal 2022 sono in  Neuropsichiatria Infantile di Biella per occuparmi di Adolescenti perché si è visto un aumento nel nostro territorio delle patologie emergenti legate a questa fascia d’età.

2) Secondo il suo vissuto come potrebbe definire le nuove dipendenze ad un genitore?

Intanto parlerei con i genitori del fatto che la fase adolescenziale è un’età abbastanza particolare che prevede molte trasformazioni e mutamenti. Bisogna pensare all’adolescente come un funambolo che cammina su di un filo sospeso, che oscilla continuamente.

Le oscillazioni sono dovute a quello che sta succedendo internamente alla persona e a quello che succede all’esterno (ambiente di vita). Per cui è facile che in questa incertezza si cerchi qualcosa o qualcuno che possa conferire stabilità o che spenga il turbinio emozionale sperimentato. 

Uno degli strumenti può essere appunto lo smartphone o comunque gli strumenti elettronici, questi rappresentano per l’adolescente una risposta al conflitto sia interno sia esterno che vive. Questa è una fase abbastanza naturale. Purtroppo, in questi ultimi anni stiamo assistendo sempre più ad un utilizzo smodato di questi strumenti che vengono in qualche modo utilizzati un po’ come una droga, come una sostanza. 

Il primo passo per un genitore è assolutamente quello di imparare ad utilizzare questi strumenti in maniera consona, in modo tale da dare il buon esempio.

3) Quali sono i segnali principali di dipendenza da social media o da smartphone?

Credo che sia importante valutare quelli che sono i segni percepibili nella vita di tutti i giorni come, ad esempio, la perdita di sonno con il problema annesso del vamping ovvero stare svegli tutta la notte utilizzando apparecchiature elettroniche (social e videogiochi) che non permette il fisiologico bisogno di riposo, quindi, va a compromettere la quotidianità, l’andare a scuola, il vedere amici.

Altro segno importante sono i cambiamenti dell’umore, dove vi sono questi cambiamenti o addirittura degli atteggiamenti disforici (es.aggressività) che prima non erano presenti se sorpassano dei limiti diventano dei campanelli d’allarme importanti.

Partendo da qui è fondamentale iniziare a portare alla luce determinati fenomeni perché molto spesso queste cose nelle famiglie si sottovalutano e quindi si pensa che non ci sia bisogno di servizi specialistici.

In questo modo possiamo andare ad evitare che i problemi si acutizzino e portino problemi come abbandono scolastico e sintomatologie come ansia, depressione o altri tipi di patologie che possono scaturire.

4) Quali strategie può adottare una famiglia per prevenire o ridurre queste dipendenze?

Prima di tutto è fondamentale instaurare un dialogo con l’adolescente. Dobbiamo sempre ricordarci che l’adolescente non è facile da approcciare, non esiste quindi un modo univoco con cui farlo.

Per il genitore questo non è facile…. pensiamo ad un genitore che si trova nella situazione di dover fare il controllore, in questi casi è più che naturale avere un rifiuto da parte del giovane. È importante avere un dialogo per entrare in relazione ed intraprendere questo cammino insieme. 

Se il familiare non riesce da solo in questo è importante farsi aiutare per poter in qualche modo mettere dei limiti all’uso non consapevole. Attualmente nelle scuole ci sono tanti progetti apposta per poter creare una consapevolezza critica sull’utilizzo dei social.

Questo strumento, secondo me molto utile, andrebbe però ampliato anche alla famiglia in modo da dare anche loro una formazione in merito agli strumenti evitando così che sia la famiglia stessa ad abituare l’adolescente ad un rapporto malsano con lo strumento tecnologico.

5) Le va di raccontarci un’esperienza di presa in carico vissuta da lei?

La situazione che mi viene in mente è un caso di un ragazzo di 14 che aveva delle problematiche importanti e che per questo aveva perso molta autonomia e soprattutto aveva perso totalmente la voglia di andare a scuola per l’utilizzo smodato del visore di realtà virtuale, che utilizzava di notte per collegarsi online giocando ai videogiochi con ragazzi di tutto il mondo.

Questo aveva portato in tempi abbastanza brevi ad una chiusura relazionale importante. Abbiamo quindi dovuto chiedere diversi aiuti per poter creare sia una consapevolezza nei confronti della malattia nella famiglia che si stava venendo a palesare e che aveva portato già dei disturbi importanti sia tra le dinamiche familiari sia nel ragazzo stesso che banalizzava invece tutto quello che stava succedendo. 

Noi come servizio e con l’ausilio della RETE siamo riusciti a scollare e a ripristinare nuovamente un equilibrio fisiologico di orari e di quotidianità che il ragazzo aveva perso.

Con rete, per essere chiari, si intende la rete dei servizi classica di NPI e dall’altro lato i servizi dove lui sta più tempo come la scuola, amici, Assistenti Sociali, un contesto di tipo educativo come, ad esempio, il nostro Centro Diurno che utilizziamo molto dove vi sono al suo interno educatori e professionisti.

Inoltre, molto spesso dobbiamo sfruttare anche delle comunità esterne che ci aiutano ad intraprendere il percorso con il ragazzo e con l’intera famiglia. Credo che sia tutto il sistema che funziona attorno all’adolescente a fare la differenza, esternalizzare la problematica può essere un vantaggio.

6) Come possiamo parlare con i nostri figli riguardo i rischi legati all’uso eccessivo della tecnologia, senza risultare troppo critici o allarmisti?

Prima di tutto dobbiamo fare da esempio e dobbiamo essere formati in merito all’utilizzo e quindi dobbiamo porci dei limiti (in primis il genitore) sull’utilizzo. Come, ad esempio, non utilizzare il telefono a tavola, preservare il sabato e la domenica mettendo dei limiti orari nel quale il minore può fare uso di apparecchiature elettroniche.

Se parliamo invece di situazioni già preoccupanti e in uno stato avanzato il consiglio che io do è sempre quello di chiedere aiuto ai servizi presenti sul territorio.

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